Nella città dei diamanti, è la pietra preziosa del lapislazzulo a portarmi da Rubens a Jan Fabre. Rubens usò il blu oltremare, il costoso pigmento ricavato dal lapislazzulo finemente tritato, per dipingere il mantello di Maria nell’Annunciazione. Frammenti di pietra azzurro intenso sono incastonati nei muri di mattoncini rossi del Troubleyin, sede delle attività di Jan Fabre, artista visivo, coreografo, regista teatrale che con Anversa ha un rapporto simile a un buon matrimonio, al quale ogni tanto fa bene una bella litigata. Fabre viaggia molto, ma gli piace tornare nella sua città, un piacere che ha qualcosa di masochistico – dice – perché qui lo trattano sempre peggio che in altri posti: meno applausi e più critiche, così lui deve sempre stare allerta, in equilibrio sulla punta dei piedi.
Troubleyn significa “restare fedeli” ed è l’augurio di un lavoro tra spiriti affini, in un rapporto di fiducia a lungo temine. Alla fine degli anni ’90 la compagnia si è trasferita al Ring Theatre, danneggiato da un incendio e ricostruito con il supporto della Comunità Fiamminga e della Città di Anversa. Lo studio, laboratorio, sala prove, un complesso che si articola anche negli spazi adiacenti di una ex scuola e di una palestra, gli è stato dato in gestione per trent’anni, un modo per riqualificare l’area nei dintorni della stazione centrale, innestandovi le energie positive dell’arte e della cultura. Mentre il teatro rimane piuttosto scarno, ovunque sono disseminate opere d’arte lasciate dagli artisti: dai lapislazzuli a cui accennavamo prima, alla ricetta scritta con sangue di maiale da Marina Abramovich sui muri della cucina; Luc Tuymans, altro grande nome dell’arte contemporanea e ambasciatore culturale della città, ha creato un murales sul soffitto, mentre lungo il corridoio che porta alla prima balconata del teatro ci sono i disegni e l’installazione inquietante, spettrale, di Enrique Marty, un ricordo alla nipotina morta tragicamente che si manifesta come un’apparizione spettrale. E’ uno spazio dove ballerini, attori, filosofi, commediografi si confrontano con l’arte in modo diverso da come farebbero in un museo, mentre nelle sale si svolgono lezioni di yoga, kendo o danza.
Qui Jan Fabre svolge le prove dei suoi spettacoli: il prossimo si intitola La Tragedia di un’amicizia, sul rapporto tra Wagner e Nietzsche, un’opera commissionata dall’Opera delle Fiandre in occasione del bicentenario della nascita di Wagner, uno degli artisti che maggiormente inspirano Fabre. The tragedy of a friendship debutta il 15 maggio alla Vlaamse Opera di Anversa per poi andare in tour.
Fabre si ispira non solo a Wagner ma anche alla sua città: il cimitero di Schoonselhof e lo zoo, a breve distanza dal Troubleyin, dove Fabre ha coltivato fin da bambino la sua passione per gli insetti e gli animali. È uno dei più antichi del mondo e pare che sia diverso da tutti gli altri. Gli animali alloggiano anche in edifici storici e pittoreschi. Se non si hanno obiezioni ideologiche è un luogo importante della città. Margot, una delle collaboratrici di Troubleyin, ne è entusiasta: per molti anni ha vissuto in una casa che si affacciava sullo zoo e tutte le mattine si svegliava con i versi degli animali : barriti, ruggiti, nitriti per colazione, aprire gli occhi tutte le mattine nella giungla o nella savana, scendere dal letto e sperare che Cheetah abbia già fatto il caffè.
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