A Riga la Via della Libertà è molto lunga. Intanto ce n’è voluto prima che il nome diventasse definitivo: all’inizio questa era la strada di Pietroburgo, perché è lì che portava. Quando Riga faceva parte dell’Impero russo, divenne Alexanderboulevard (scritto in cirillico). Durante la prima repubblica lettone era come adesso Brivibas Bulvaris, ma divenne Adolf-Hitler-Straße durante l’occupazione nazista. Poi le rubò il nome Lenin durante l’epoca sovietica e infine divenne nuovamente Boulevard della Libertà nel 1991. All’incrocio tra Brivibas ed Elizabetes un tempo c’era un piedistallo con la statua di Lenin. Quest’anno in occasione di Riga 2014 c’è un’installazione molto divertente, Monument Wars. “Guerre del monumento” perché a ogni nuova occupazione ognuno installava i suoi simboli di potere, ma ideologie a parte, di fatto le diverse dominazioni storiche, per quanto opprimenti, hanno dato un contributo al tessuto nazionale. Quelle superpotenze sono state quattro: la Germania, la Polonia, la Svezia e la Russia. Ogni lettone sarà pertanto nazionalista, rivoluzionario, cristiano e cittadino di una società multietnica, portandosi dentro di sé la guerra dei monumenti.
L’installazione è una grande scatola nera da cui emergono a turno quattro statue diverse: la Polonia e il cristianesimo sono rappresentati dalla Vergine Maria, la Germania dall’imperatore Guglielmo I, la rivoluzione russa da una scultura basata su un disegno die Gustavs Klucis, costruttivista, fotografo e artista politicamente impegnato, mentre la quarta scultura è una Barbie nera in costume tradizionale e rappresenta la Svezia e la sua società globale e aperta. L’originale è stato comprato su eBay daigli ideatori dell’installazione, e da quel manufatto di folk art anche creato la presenza più divertente di Monument Wars. Anche il passante può diventare un monumento perché davanti all’installazione c’è una scala che porta a un piedistallo sul quale ci si può mettere in posa da condottieri o filosofi, e farsi fotografare con il Boulevard della Libertà alle spalle.
Il Monumento alla Libertà, invece, fu costruito nel 1935 in onore dei caduti della prima guerra di indipendenza (1918-1920). Sembra impossibile che sia ancora in piedi e che i sovietici non l’abbiano abbattuto. A quanto pare fu merito della scultrice sovietica Vera Mukhina, allieva del creatore del monumento, che riuscì a convincere le autorità a risparmiarlo in nome del suo valore artistico. Si cercò in realtà di riciclarlo come simbolo del regime comunista, ma per tutti i lettoni restava quello che è, il simbolo della sovranità nazionale.
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