Molte entrate di Wikitravel in inglese iniziano con la sezione “Understand”, in italiano “Da sapere”. Sono quelle poche righe che servono a farsi un’idea del posto dove si andrà, come stabilire delle coordinate generali. “Se cerchi la più alta concentrazione al mondo di palazzi Art Nouveau, vai a Riga, una delle città più belle d’Europa, che negli ultimi anni è diventata meta turistica sempre più popolare grazie anche alla vivace vita notturna. Il suo centro storico è patrimonio mondiale dell’UNESCO”. Non sarebbe male iniziare la voce “Bilbao” con due parole sul famigerato Effetto Guggenheim e su altri stantii luoghi comuni che infestano il Paese Basco.
Il cosiddetto Effetto Guggenheim, di cui tanto si parla (a sproposito) quando si parla di Bilbao, è diventato una semileggenda metropolitana. Sembra che sia bastato impiantare una protesi miracolosa e stravagante al centro di una città sporca, brutta e cattiva, per trasformarla da zucca a carrozza, da Cenerentola a principessa. E’ un luogo comune già duro a morire, sebbene relativamente fresco di creazione al contrario dei triti discorsi sul terrorismo dell’Eta, che non era terrorismo basco, come l’IRA non era terrorismo irlandese e le BR non erano terrorismo italiano. Così si confonde un intero popolo con un gruppo di terroristi e si dimentica che le prime vittime di qualsiasi fenomeno terroristico sono i cittadini stessi: perché sono loro a morire e perché su di loro ricade il pregiudizio e la disinformazione. Comunque, con il 33.4% di crimini ogni 1000 abitanti (fonte Wikitravel), il paese Basco ha una delle percentuali di crimine più basse d’Europa. Giusto per farsi un’idea.
L’approssimazione e superficialità che purtroppo caratterizzano l’informazione in rete generano spesso articoletti insulsi che mettono insieme banalità, luoghi comuni e sentito dire, come in questo temino da prima media dell’agenzia LaPresse.it, in cui gli attentati dell’Eta sono collocati “in un passato neppure tanto lontano”, mentre due righe dopo “il terrorismo è un ricordo di altri tempi”. La contraddittoria concezione del tempo non è qui il problema più grave, quanto l’associare il terrorismo a un intero paese e al nazionalismo in generale, che è una causa (condivisibile o meno) che molti (a giudicare dalle ultime elezioni la maggioranza o quasi) invece sostengono in parlamento con mezzi del tutto legali e con una integrità da cui i partiti italiani dovrebbero essere contagiati.
Per dare un’idea del livello culturale del pezzo de LaPresse.it, per incentivare il turismo in Euskadi si suggerisce di cercare “un po’ di refrigerio sulle sponde dell’Atlantico, dove le acque sono generalmente più fredde” (non è detto, eh?). La scarsa conoscenza della materia emerge con lo strafalcione: “la crisi economica ha colpito la provincia in modo significativo: non poche industrie sono scomparse e anche il porto ha visto diminuire parte dei suoi traffici. S’è così puntato e si punta molto sul turismo”. La crisi ovviamente c’è stata nella regione perché c’è stata in tutto il mondo: l’Italia ancora non ne è uscita, la provincia basca in confronto tira come un TGV rispetto ai nostri treni regionali. Il turismo non è stata una reinvenzione dell’ultima ora, perché tuttora altri sono i settori trainanti dell’economia più sana di tutta la Spagna (siderurgico, petrolchimico, aeronautico…).
Il mio consiglio ai “forestieri” (sic) che vanno a Bilbao è di non cercare nella capitale bizkaina tracce di somiglianza con “un elegante capoluogo della provincia francese”, né fra la Gran Via le Ramblas di Barcellona, perché solo in quel caso resterebbero delusi. Bilbao semmai ha uno stile piuttosto britannico (per ragioni storiche, culturali, economiche, se non altro), e la città francese eventualmente è San Sebastian. Se poi volete un altro punto di vista su Bilbao, vi invito a leggere gli altri post pubblicati in A Place to Be.
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