Detto pamplonese: “Prima si prenota la chiesa, poi si trova la fidanzata”.
Le due chiese più importanti di Pamplona sono quella di San Lorenzo e quella di San Saturnino, vicino al Palazzo dell’Ayuntamiento, dal cui balcone parte il txupinazo, il razzo che il 6 luglio a mezzogiorno dà inizio alla festa di San Fermìn. 15.000 persone stipate nella piazza, uno sfolgorio abbagliante di bianco e rosso, un entusiasmo sfrenato. Chissà che forma-pensiero ha la potente esplosione di energia scatenata dal razzo, bisognerebbe chiederlo ad Annie Besant, oppure a Linda Perhacs. Il mattino dopo, circa 4.000 di loro correranno il primo encierro: 850 metri, due minuti insieme ai sei tori che attraversano Pamplona per la prima e ultima volta.
La prima cosa che ho imparato dei Sanfermines è che i pamplonesi amano gli encierros ma non hanno una grande aficiòn per i tori. La tradizione taurina qui non è molto sentita e nessuno si sognerebbe di assistere a una corrida fuori del periodo delle feste. La seconda è che come i posti nell’arena si dividono in Sol y Sombra, così ci sono i Sanfermines di giorno e quelli di notte: i primi sono buoni, i secondi cattivi.
“Se vieni solo, trovi degli amici. Ti integri, è una festa molto coinvolgente che si vive per strada. Solo il colore delle calles è uno spettacolo”, dice lo chef Koldo Rodero. “L’encierro è l’epicentro della fiesta, qualcosa di magico. Viene gente di tutti i tipi, dallo sceicco arabo al musicista di strada, perciò non bisogna essere chiusi: il bello della festa è la convivenza. La festa diurna inizia al mattino con las dianas, la Pamplonesa, la processione, i giganti, i cabezutos, il vermù… Si mangia nelle sociedades o nei ristoranti, da cui si esce con i bocadillos, i panini, per andare a vedere i tori. Finiscono di mangiare alle sei del pomeriggio e al terzo toro, cioè a metà della corrida, la tradizione vuole che si faccia uno spuntino.”
I Sanfermines notturni sono una fiesta borrachera: troppo alcol, troppo turismo sporco e aggressivo che genera episodi violenti, l’opposto della festa familiare che si svolge alla luce del sole.
Tutto ciò che inizia finisce pure, e quando arriva il 14 luglio a mezzanotte, la Piazza del Comune si riempie di lacrime e candele mentre la folla canta il Pobre de mì per chiudere ufficialmente la festa. Subito inizia il conto alla rovescia nell’attesa della fiesta dell’anno successivo. Al momento in cui scrivo, manca già meno!, Ya falta menos!!!, come dice il contatore: solo 327 giorni, 14 ore, 45 minuti….
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