La G2 Kunsthalle è al numero 2 di Gottschedstraße tra il famigerato Angolo Rotondo (l’ex quartier generale della Stasi) e la Chiesa di San Tommaso, ma sul lato opposto del Ring, la circonvallazione che racchiude il centro storico di Lipsia. E’ una galleria d’arte privata al terzo piano di un moderno edificio in vetro, uno spazio espositivo molto ampio, essenziale e luminoso, dedicato alla scena contemporanea di Lipsia, in particolare alla pittura. Ospita a rotazione le opere della collezione Hildebrand oltre a mostre temporanee, come la personale di Katrin Heichel intitolata Nocturama.
“Come il disco di Nick Cave?”, chiedo a Anke Ziefel, la curatrice.
“Esatto!”.
Katrin è nata a Lipsia, dove vive e lavora, nel 1972 e ha iniziato a studiare pittura piuttosto tardi, nel 2003. Ha finito la specializzazione con Neo Rauch nel 2008. “Fin dagli esordi emerge un forte interesse per il Barocco: un tema ricorrente è la rappresentazione della vanitas, ma Katrin è anche molto interessata alla raffigurazione di interni in modo non tradizionale, contemporaneo – mi spiega Anke – Nel 2011 ha vinto la International Curatorial Fellowship ed ha passato sei mesi a New York, che l’hanno arricchita di stimoli e contatti. Il primo cambiamento apprezzabile è nella maggiore complessità dello spazio, oltre che negli oggetti raffigurati: ad esempio i materassi lasciati per strada, che vedeva ogni mattina andando allo studio, ma che ha dipinto qui a Lipsia basandosi sui ricordi. Un materasso abbandonato per strada è banale, ma è una presenza forte, non si ha voglia di toccarlo. Spesso Katrin dipinge cose che non ci piacciono, estetizza oggetti sgradevoli, raffigurati fuori contesto come un materasso per strada che così acquista una dimensione diversa: qui serve a costruire una composizione formale in base ai colori. Alla fine non sono neanche più materassi, ma macchie di colore collocate nello spazio”.
La stanza della musica è un luogo abbandonato, il piano non suona più, il tamburo è rotto. Gli oggetti sono estratti dal loro contesto originale e dislocati, e quando lo sguardo si abitua all’oscurità del dipinto, si scorgono altri elementi non immediatamente percepibili. A New York Katrin ha sviluppato l’interesse per le situazioni notturne che danno il titolo alla mostra alla G2. “Dipingere le tenebre è una delle cose più difficili, quasi un tabù. In accademia insegnano a non usare colori troppo scuri perché sono difficili da gestire. Nocturama è una parola che include la notte ma anche la vista, parole che di solito non sono associate. La domanda è: che cosa si vede di più al buio, non che cosa si vede di meno – dice Anke – Gli occhi si abituano all’oscurità, forse allora si vede di più. L’altra associazione molto forte è lo zoo nei pressi di Berna con lo stesso nome, dedicato alla flora e alla fauna notturne: è un’enorme serra in cui giorno e notte sono invertiti per permettere al visitatore di osservare il mondo notturno”. Un altro soggetto notturno sono i rospi, animali impressionanti, che suscitano sorpresa, anche spavento ma affascinano: “Quando inizi a dipingerli non riesci più a fermarti, come ha fatto Katrin!”, commenta Anke. I rospi sono potenti animali totemici, molto legati alla trasformazione e alla stregoneria, ma nell’antico Egitto la Dea-rospo (o Dea-Rana) era invocata come protezione durante il parto. Anke mi parla di una usanza secondo cui le donne che volevano avere figli donavano piccoli rospi a Maria, credenza di cui probabilmente Katrin è venuta a conoscenza durante l’anno trascorso nel 2014 a Catania, che l’ha influenzata anche nell’assimilazione del barocco italiano, e siciliano in particolare.
“E’ molto importante la connessione tra la G2 e la città. Le grandi vetrate hanno una vista magnifica sulla chiesa di San Tommaso. Abbiamo pensato che questo salottino fosse il luogo ideale per l’Installazione di Tomás Saraceno, artista e performer argentino, che riflette la città e la fa entrare nella galleria”, mi dice Anke. Lipsia è la città di Neo Rauch, ma finora ho visto solo due sue opere una al Museo di Belle Arti e l’altra qui alla G2. Approfitto per chiedere qualcosa di lui ad Anke. “Neo Rauch è l’artista di Lipsia più conosciuto al mondo. A New York non sanno dov’è Lipsia ma sanno che Neo Rauch è di Lipsia. Ha sviluppato un linguaggio pittorico nuovo e personale, qualcosa che si può esprimere solo attraverso la pittura. Quello che fa non potrebbe essere espresso attraverso il linguaggio, con il discorso. Tutti gli elementi di questo dipinto si possono identificare, ma solo fino a un certo punto. Persone, oggetti, paesaggio, compongono un mondo strano, connesso con il nostro e con la nostra esperienza visiva. Ma se si va più nel dettaglio, se si prova a descrivere allora cominciano a sorgere problemi. Che veicolo può essere questo? E questo essere umano è storico o contemporaneo? Ci sono molti elementi classici, nella composizione c’è una croce, ma non è un soggetto religioso. Tutto sommato è una composizione formale di blu, rosso e giallo intitolata L’Incontro“.
Le sue tele non sono mai allegre, c’è una pesantezza che si riverbera su chi le osserva. Spesse lo spettatore confonde la strategia dell’autore con il proprio gusto. Quello che spesso non ci piace, ci infastidisce risponde a una precisa intenzione dell’autore che vuole farci confrontare con emozioni sgradevoli”.
I singoli dettagli delle figure ricordano i libri d’infanzia un po’ angoscianti: i personaggi, più che le persone, hanno un contegno composto, emanano una solennità classica, ma la raffigurazione è quasi fumettistica, anche nelle colori quasi da Ecoline. Anche Rauch, come Max Klinger, mi lascia inquieta e perplessa.
Anke è di Dresda, ma ha vissuto dodici anni in Italia. E’ arrivata a Milano con l’Erasmus, poi ha vissuto a Pisa e Firenze prima di trasferirsi a Roma per due anni. E’ tornata in Germania per occuparsi della G2. Prima di salutarci le chiedo una descrizione sintetica di Lipsia: “A prima vista sembra molto piccola, infatti non è una grande città e questo può sembrare uno svantaggio. Ma è una città molto vivace, dove accadono molte cose, ci sono tantissimi artisti e la qualità di vita è molto alta. C’è verde ovunque, si va in bici dappertutto; d’estate si va ai laghi artificiali, le ex cave che negli ultimi dieci anni sono state allagate. Dopo il lavoro prendi la bici e in dieci minuti sei al lago: è come fare una piccola vacanza tutti i giorni. E’ una città molto rilassata. Da quando sono tornata a Lipsia, sono più produttiva: ho un lavoro molto stressante, però la vita funziona!”
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