Il 26 maggio 2018 Stevie Nicks compirà 70 anni, un’età non particolarmente veneranda, considerando che le donne della sua famiglia sono assai longeve. La sua idea di felicità è di arrivare almeno a 90 anni e passare i giorni in una casa bellissima in riva al mare, circondata da un nugolo di cagnolini da grembo e di nipoti e figliocce, ormai signore di mezza età. Nonostante il patrimonio genetico promettente, l’idea di invecchiare doveva sembrarle molto remota nel 1986 quando, dopo una decina di anni di abuso di cocaina e alcol (“Giravo sempre con un grammo di coca nelle scarpe”, ha detto), si ritrovò con un buco nel setto nasale grosso quanto un anello. Il dottore le disse che la prossima sniffata poteva essere l’ultima: la lesione era talmente grande e vicina al cervello da rischiare un’emorragia cerebrale.
Dopo trenta giorni alla clinica Betty Ford, Stevie Nicks tornò pulita e decisa a restarlo. Non avrebbe immaginato che il peggio doveva ancora venire: per tenerla lontana dalla cocaina, anche se aveva giurato a Betty Ford in persona che non l’avrebbe usata mai più, uno psichiatra le prescrisse il Klonopin (in Italia commercializzato come Rivotril). Quel medico le ha rubato otto anni di vita, il suo periodo migliore, in cui avrebbe potuto fare dischi da sola e con i Fleetwood Mac; invece li passò sul divano a guardare la tv e a ordinare cibo a domicilio, ingrassando a dismisura. Finché un giorno chiede a Glenn Parrish di prendere le sue stesse medicine nell’arco della giornata. La sera bevono un bicchiere di vino e fumano uno spinello. Glenn perde i sensi. Il giorno dopo vanno dallo psichiatra e gli raccontano l’esperimento.
“Vuole uccidere il suo amico?”, le chiede il dottore.
“E lei vuole uccidere me?”, risponde Stevie.
“Lei vuole uccidere la mia amica?”, dice all’unisono Glenn.
La disintossicazione dal Klonopin fu più lunga e pericolosa che dalla cocaina: 47 giorni in ospedale durante i quali i capelli le diventano grigi e la pelle si disquama. Stevie pensa che niente sarà più come prima: non canterò più, non salirò più su un palco, non potrò mai più indossare un vestitino nero e smilzo. Invece esce, dall’ospedale e dal letargo, e vive per raccontare che la sua vita è la dimostrazione che se ci credi davvero, tutto è possibile. Stevie Nicks continua a cantare con i Fleetwood Mac, a piangere gli amici che se ne vanno – Glenn Frey, Tom Petty – e a raccontare con schiettezza e senza sconti la sua storia.
Come ha fatto qualche anno fa per la serie Masterclass di Oprah Winfrey, in cui ha raccontato anche il suo unico matrimonio lampo, con il vedovo della sua migliore amica morta pochi mesi prima di leucemia dopo aver dato alla luce un bambino. Dopo tre mesi chiese il divorzio. Stevie, che fino a quel momento ha sempre guardato fisso in camera con i suoi occhi grandi e determinati, si commuove e dice: “You want to take care, but you can’t. You have to let go. It was nobody’s fault” (Ti voi prendere cura, ma non lo puoi fare. Devi lasciar andare. Non è stata colpa di nessuno).
Queste parole risuonano così vere che oggi ho dovuto scriverle qui. Valgono anche per la vostra vita?