Arrivo alla Kunstkraftwerk di Lipsia in bicicletta, un mattino gelido di fine aprile. Mentre mi preparavo per uscire, dalla grande finestra su Piazza San Nicola mi è sembrato di vedere qualche fiocco di neve. Dopo essermi dibattuta nel dubbio bici o tram, ho deciso per la bici, ma quando sono uscita dall’albergo non c’era più. Possibile che l’avessero rubata? La delusione è stata fortissima, considerando che la usavo da appena un paio di giorni, ma il senso di libertà e di scoperta che ti danno due ruote rispetto perfino ai tram che adoro è incredibile. In realtà Johannes, il responsabile dell’agenzia che le affitta, se l’era già ripresa. Me la sono fatta riportare e abbiamo fatto insieme un tratto di strada quasi senza incontrare auto, passando per Johannapark e ClaraZetkinPark. Mi ha lasciato al Könneritzbrücke sull’Elster Bianco, praticamente dentro una cartolina. Taglio verso Karl Heine Strasse e dopo pochi minuti arrivo a destinazione: non sento più le mani ma è stato un inizio di giornata molto tonificante!
La Kunstkraftwerke è un posto incredibile: ex centrale elettrica per fornire energia ai tram, fu costruita nel 1900 e rimase in funzione per mezzo secolo, poi per un paio di anni divenne una normale centrale elettrica per il fabbisogno energetico della città e negli anni ‘60 serviva per il riscaldamento. Fu chiusa definitivamente il 20 luglio 1992, anno in cui tutto si ferma a Plagwitz. E’ la data scritta a mano sul grafico del termometro, lasciato come testimonianza storica in una delle sale.
Spensero tutto, chiusero e lasciarono così com’era – perfino il cibo nei piatti – e così lo hanno ritrovato vent’anni dopo i nuovi proprietari: Ulrich Maldinger è un architetto che ha lavorato molto a Lipsia nel recupero, restauro e ristrutturazione di edifici esistenti. In tutto oltre cento edifici pubblici e privati, tra cui la famosa Capa Haus. Markus Löffler è uno scienziato e ricercatore convinto che la ricerca e l’arte abbiano radici comuni. Entrambi sono spinti dalla curiosità di nuove esperienze, nuovi punti di vista e idee e dalle risultanti connessioni creative. Dal 2014 la Kunstkraftwerk è una fucina di idee e progetti.
“Ci sono voluti due anni per svuotarla ma in ogni sala abbiamo lasciato qualcosa che attestasse la funzione originale – dice Matthias Wießner, il direttore dei programmi culturali, indicando i filtri dell’impianto di riscaldamento e altre reliquie industriali – E’ un edificio protetto, perciò deve mantenere l’aspetto che aveva nel XIX secolo: il tetto e le finestre sono stati rifatti rispettando la costruzione originale. La città di Lipsia è impegnata a preservare la sua cultura industriale, c’è un forte interesse per la storia dell’industrializzazione soprattutto in quest’area. Lindeanu-Plagwitz era una delle più grandi aree industriali della Germania alla fine del XIX secolo. Fu Karl Heine a crearla: consapevole di quanto fossero essenziali le infrastrutture, fece costruire canali e ferrovie. Lipsia è stata molto importante nella storia ferroviaria della Germania, era il terminal della prima linea ferroviaria a lunga percorrenza. Heine possedeva tutta l’area, con la stazione di Plagwitz e il terminal dei tram già nel 1870, quando erano trainati dai cavalli”. Matthias mi indica dove veniva caricato il carbone, da dove uscivano le ceneri e dove si ergeva la canna fumaria alta 40 metri. Gli spazi sono utilizzati così come sono per le installazioni: gli ambienti non sono stati snaturati, trasformati in white cube; resta l’effetto di fatiscenza che in realtà attesta il passare del tempo, la storia.
“E’ il sogno di qualsiasi artista poter sfruttare altezze impensabili in qualsiasi galleria normale”, dice Matthias. “La differenza del nostro approccio sta nel fatto che mentre le altre gallerie hanno un carattere più regionale e danno spazio ad artisti di Lipsia e dintorni, Berlino compresa, la Kunstkraftwerk dà più spazio alla videoart e a grandi installazioni di artisti internazionali grazie alle immense sale di cui dispone (quasi 12 metri di altezza).”
La direttrice artistica è Candace Goodrich, newyorchese trapiantata a Berlino nel 2010 e subito dopo a Lipsia. Quando la incontro è al lavoro con il finlandese Mika Hannula di Frame (responsabili del padiglione finlandese alla Biennale di Venezia) per Let’s get physical, la prima mostra di pittura, una collettiva che per la prima volta ospiterà anche un artista di Lipsia. Al team di curatori quest’anno si è aggiunta Lavinia Freitas, brasiliana di San Paolo, che ha portato Illusion, una mostra itinerante sviluppata dalla Science Gallery del Trinity College Dublin: “Sono 25 installazioni realizzate da artisti e scienziati con cui il pubblico interagisce. Non si tratta solo di illusioni ottiche, ma di opere che coinvolgono tutti i sensi che sono ingannati, sfidati, messi alla prova. Si gioca con l’aspetto cognitivo della scienza e la percezione illusoria. La mostra è già stata vista da 300mila persone in Irlanda, USA e Malesia. A Lipsia per la prima volta coinvolgerà anche artisti locali, per dare loro visibilità insieme ad artisti internazionali molto conosciuti”, spiega Lavinia.
Nel 2015 l’Art Program della Kunstkraftwerk è costato oltre 50mila euro più l’uso gratuito degli spazi, una cifra che la rende il più grande sponsor privato della regione di Lipsia. “L’intento è organizzare un programma alternativo a ciò che la città ha offerto finora, prevalentemente pittura e artisti locali – dice Luisa Mantovani – Il nostro orientamento è internazionale, rivolto soprattutto a grandi installazioni che valorizzino i nostri spazi. La sala principale è la più alta di tutta la regione, nemmeno Berlino ne ha una così bella! Non è un ambiente di arte puro: agli artisti offriamo una fabbrica in costruzione come luogo di socializzazione dell’arte, per raggiungere un pubblico più ampio possibile fuori da luoghi istituzionali. Vogliamo aprire l’orizzonte, anche per contrastare fenomeni come Legida”.
La seconda sala ospiterà un progetto di Gianfranco Iannuzzi, veneziano, sociologo di formazione, che ha lasciato l’Italia da molti anni e vive in Francia. E’ uno dei maggiori esponenti dell’arte immersiva (vedi l’omaggio a Marc Chagall presso le Carrières de Lumières di Baux-de-Provence). Iannuzzi sarà il direttore artistico delle installazioni che saranno realizzate dal gruppo di artisti italiani “Immersive Art Factory”, di cui fanno parte anche Renato Gatto, Massimiliano Siccardi, Ginevra Napoleoni e, per la parte musicale, Luca Longobardi. “Iannuzzi ha trascorso due giorni in queste sale e poi ha creato il programma adattandolo al luogo. Lo abbiamo lasciato completamente libero perché non diamo indicazioni progettuali”, sottolinea Mantovani.
Altri spazi sono stati ricavati nel seminterrato e al primo piano: qui si tengono seminari, concerti, classi di cucina, eventi privati. Sembra proprio che non ci sia limite all’effervescenza di idee e progetti che la Kunstkraftwerk può ospitare. Al termine della visita circa due ore dopo la temperatura si è alzata parecchio: è una bella giornata di sole e torno in centro pedalando senza fretta. A Thomasgasse i ciliegi sono ancora in fiore, le loro chiome imbiancate saranno l’ultima immagine della città prima di scendere i gradini della stazione a Markt. Lascio la bici davanti all’albergo dove Johannes può finalmente riprendersela e ho giusto il tempo di uno spuntino al Caffè Richter.
bella presentazione di questo luogo fantastico, una sola precisazione importante:
le installazioni immersive che saranno create negli spazi della KunstKraftWerk nei prossimi mesi a cui fa riferimento la parte finale dell’articolo saranno realizzate dal gruppo di artisti italiani “Immersive Art Factory” :
Direction artistique : Gianfranco Iannuzzi
Conception et réalisation : Gianfranco Iannuzzi, Renato Gatto, Massimiliano Siccardi
Animations vidéo : Massimiliano Siccardi, Ginevra Napoleoni
Composition et arrangement musical : Luca Longobardi
Grazie, Gianfranco! Non vedo l’ora di tornarci. Correggo subito.