Il primo album di Judee Sill officia il rito della bellezza senza tempo, quella che non ha bisogno di redimere perché è di per sé purezza. Peculiare abilità compositiva affinata durante vari soggiorni in prigione, senz’altro all’altezza di nomi come Tim Buckley, Nick Drake o Joni Mitchell, e una voce che è distillato di grazia, a dispetto di un iter esistenziale segnato dalla perdita dei propri familiari, da matrimoni andati a male, rapine a mano armata, droghe e alcolismo, prostituzione e incidenti d’auto. È cantautorato che trascende il folk d’appartenenza – pervaso dall’amore per la musica classica, per la poesia, per lo spiritualismo – e vola sulle ali di arrangiamenti magistrali, elaborati in prima persona con chitarre acustiche, pianoforte e orchestrazioni mozzafiato. A lungo nel dimenticatoio, in seguito alla scomparsa appena 35enne per una probabile overdose, e riscoperta con particolare enfasi negli anni Zero, la musicista californiana e il suo esordio sono entrati di diritto in ogni lista di dischi imprescindibili che si rispetti, ovviamente non solo del 1971.
Elena Raugei ascolta musica da sempre e ne scrive sotto varie forme dal 2002. Anni fa ha ideato una compilation sulla nuova scena di Firenze (e dintorni), la sua città. Attualmente è caposervizio del “Mucchio selvaggio” e collabora con “SentireAscoltare”.
Gli altri album del 1971.
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