Anversa, dopo due anni ancora la penso e vorrei rivederla. Una città inizialmente ostile a cui mi sono molto affezionata. Un po’ come innamorarsi di un tizio che a prima vista non sopporti e di cui pensi “con uno così mai e poi mai”. E invece. Ostile per il clima – un freddo sferzante nella settimana di Pasqua. Ma che conta, siamo in Belgio. E perché essendo la settimana di Pasqua molti posti, cinema, teatri, erano chiusi. Ma che siamo in Italia? Appena arrivata non sapere dove andare a mangiare, incontrare solo fast food e mangerie sospettosamente turistiche, e allora digiunare dopo aver fatto per l’ennesima volta il giro, aver sbirciato e aver deciso che no, il posto non mi convince nemmeno per un’insalata. E tutto scritto solo in fiammingo, un’ansia. E i belgi, così imperscrutabili: ti guardano come per decifrarti, come marziani davanti a un terrestre. Nei loro occhi si nasconde uno scanner che traduce in marzianese frasi, espressioni, linguaggio corporeo di questa curiosa terrestre, con una imperturbabilità da emoglobina sotto i 10 punti.
Poi il carattere, l’impronta della storia, l’atmosfera vintage e contemporanea, la polvere, i tram, il bilinguismo e il babelismo delle sue 170 nazionalità. Qui il passatempo preferito è “fare le terrazze”, attività che in quei giorni di vento sferzante e freddo tagliente ho solo potuto immaginare con un atto di fede. Terrazzare è bere una birra o un caffè seduti ai tavoli all’aperto, protetti da un plaid di lana o di pelliccia messo a disposizione dai locale. Finché non arriva l’estate e la città cambia pelle.
Qui ci si muove in bicicletta, oppure con il tram, che spesso sono mezzi d’altri tempi che scivolano imperturbabili lungo i binari, nonostante i lavori in corso un po’ ovunque. Provate a salire sul tram numero 8 che vi porterà oltre i binari della ferrovia, a Zurenbourg, in una zona che cento anni era occupata da pascoli e fattorie che poi hanno lasciato il posto a palazzi Art Deco, case Art Nouveau e a ville moderniste. Come nella via Cogel-Osylei, che potete percorrere a piedi e che vi porterà a Dageraadplaats, una piazza dall’atmosfera quasi di paese, circondata da bar e ristoranti, sulla quale la sera si accende un cielo stellato artificiale.
Da metà giugno a fine agosto è estate per forza con Zomer van Antwerpen, il Festival che organizza circa una decina di eventi al giorno alla scoperta di nuovi luoghi in città, come vecchie fabbriche o edifici abbandonati, dove si organizzano spettacoli di teatro, concerti, performance, cinema, feste con musiche e cibi del mondo. La rassegna Musica nel quartiere, Muziek in de wijk, porta ad Anversa gruppi da tutto il mondo accanto ai talenti locali, una festa di quartiere per socializzare con i vicini o chiacchierare con facce nuove. C’è una spiaggia attrezzata lungo il fiume, una biblioteca con servizio nonne per letture per i più piccoli e c’è tutti i giorni, tempo permettendo, lo spettacolo più bello che ovviamente è gratis: il tramonto, per il quale viene allestito un piccolo anfiteatro in un angolo propizio del lungofiume, per assistere al calar del sole in modo romantico o facendo un picnic.
Il quartier generale dell’organizzazione che si fa carico del Summer Festival si trova presso una ex fabbrica, dove sono allestiti vari spazi e dove si trova anche un “albergo a 0 stelle”: per chi non se la sente di tornare a casa dopo una notte in discoteca, o per i turisti più sportivi, è un alloggio economico in un’ala della ex fabbrica, con mobili e letti di recupero in puro stile Anversa, un ostello con ambizioni di hotel, dove si può dormire nel proprio sacco a pelo o affittando tutto il necessario per passare la notte, dalle lenzuola al pigiama allo spazzolino da denti.
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