“No woman says no to me”, dice Auri perentorio. Sono così sorpresa dalla sua affermazione candida che mi dimentico di scoppiare a ridergli in faccia. Mi sta simpatico con quell’aspetto da vichingo che conosce il mondo come le sue tasche. Ora, dopo avermi impedito di scegliere che cosa mangiare, insiste per ordinare altro cibo. E’ vero che il ristorante è suo, ma io ho già detto molti sì.
“Gli estoni hanno sempre fatto i conti con la realtà, essendo un popolo molto piccolo. Hanno sempre avuto come approccio quello della conquista attraverso la fusione e sono anche sempre stati votati al compromesso seppure con riluttanza – dice – Sono poco conservatori e preferiscono le soluzioni migliori e più pratiche. Qui non si sposta carne umana per spostare informazioni, perché è sciocco”. Mi balena davanti l’immagine di un giorno di ordinaria passione in un qualsiasi ufficio postale italiano. “L’Estonia e Tallinn sono un paradiso wi-fi, internet senza fili e gratuita ovunque; è il paese dei servizi su internet, qui hanno inventato skype”, continua. “Non ci sono tasse societarie sulle imprese e l’imposta sul reddito è fissa al 20%”. Quest’uomo non la smette di infierire. “L’Estonia è sempre stato uno strano paese tra Russia e Europa occidentale. Ai tempi dell’URSS era la più occidentale delle repubbliche e di tutto l’ex blocco sovietico è quella che è cambiata più in fretta.”
Per spiegarmi la differenza tra gli estoni e gli italiani, come se non ce l’avessi già abbastanza chiara, si inventa lì per lì una parabola. “Diciamo che ci sono quattro cose importanti nella vita: il cibo, la casa, i vestiti, l’auto. Se chiedi a un francese, ti dirà che nell’ordine sono il cibo, i vestiti, l’auto, la casa. Un tedesco risponderà l’auto, il cibo, la casa, i vestiti. Un estone la casa, il cibo, i vestiti, l’auto. Adesso rispondi tu: che cosa è più importante per un italiano?”
Penso a una risposta da italiano tipico: “Il cibo, ma anche i vestiti. E la casa. E l’auto!”
“Lo vedi? Voi non volete rinunciare a niente, volete tutto. E’ per questo che il mio amico Giovanni è sempre depresso! Non è mai contento!”
Auri è finlandese ma vive a Tallinn da circa una trentina di anni, ha fatto molti mestieri nella vita, tra cui il giornalista, ma si definisce piuttosto un antropologo. Quindici anni fa ha aperto il ristorante medievale Olde Hansa per combattere la propaganda, che consiste nell’inculcare alla gente idee non sue e convincerla che lo siano. E’ un appassionato sostenitore dell’indipendenza scozzese. La propaganda sovietica aveva convinto gli estoni di essere incapaci di offrire un servizio di qualità, che poi è un pregiudizio creato da secoli di dominazione dei tedeschi del Baltico. Olde Hansa è un successo e vanta molti imitazioni. Sta nel cuore della città vecchia e propone cucina medievale tradizionale e creativa, una cucina fusion come del resto avveniva già nel medioevo, quando si usavano spezie esotiche che Venezia commercializzava in Occidente.
A Roma come i romani, in Estonia come gli estoni, e quindi compromessi riluttanti pur di abbandonare questa mensa con onore. Ho superato la ripugnanza per le uova di pesce sul salmone, che in effetti erano buone. Ho assaggiato già perlomeno tre superalcolici diversi, tutti a base di bacche e spezie varie, e un vinello rosso che sembrava a bassa gradazione ma non lo era, e adesso brandisco un cartello con su scritto “full up”. Ma lui confabula diversi minuti con il cameriere vestito da oste medievale e dalla lunghezza dello scambio io temo che abbia ordinato un altro banchetto. Potrei cadere riversa sul tavolo da un momento all’altro. Arrivano due piatti dall’aria sinistra. Il mio desiderio di mantenere buone relazioni internazionali oltre la ex cortina di ferro è, nonostante tutto, al massimo. Per questo taglio un boccone piccolo e me lo metto in bocca. In quel momento Auri mi chiede:
“Quand’è stata l’ultima volta che hai mangiato carne di orso?”
Prendo un bicchiere a caso, tanto contengono tutti alcol puro, e lo tracanno. Poi spingo via il piatto.
“Mhm, dal sapore direi che era un maschio”, fa lui con aria da intenditore. “Assaggia anche la renna”.
No, la renna di Babbo Natale no. I sì diplomatici sono finiti. Per fortuna in quel momento arriva la sua nuova fidanzata, minuta ma con una gran fame, e spazzola via il resto dell’orso con mucho gusto, mentre lui fa fuori la renna. Nel menù non c’è solo uno zoo esotico, ma anche pollo, pesce e piatti vegetariani. Non si cucinano patate e pomodori per ragioni storiche; si mangia a lume di candela, i camerieri sono vestiti in abiti tradizionali e presentano i piatti in modo altisonante, come sono descritti nel menù. Comunque, mi confessa Auri, i computer ci sono anche all’Olde Hansa, solo che sono nascosti.
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