“Gwenda aveva otto anni, ma non aveva paura del buio”.
La Cattedrale di Santa Maria, la Cattedrale Vecchia, è famosa per il restauro che l’ha sventrata per poterla salvare e per Un Mondo Senza Fine di Ken Follett. Non è nata bene quella cattedrale. L’hanno costruita sul cimitero del villaggio primordiale di Gasteiz, è bruciata nel 1202, l’hanno ricostruita come chiesa-fortezza e ingresso alla città lungo le mura. Nei secoli è rimasta un work in progress in cui nessuno ha mai tenuto conto della situazione instabile di partenza, dei dislivelli e della struttura portante. Il tetto di legno è diventato di pietra, e perfino nei recenti anni ’60 gli ingegneri rimasero coerenti con la sconsideratezza dei secoli precedenti e decisero di aprire finestre per dare luce, indebolendo le mura esterne, e inserendo sbarre orizzontali per scaricare il peso non si sa dove. Le colonne iniziano a deformarsi, la cattedrale si sconquassa, ci sono crepe ed evidenti segni di cedimento, perciò prima che imploda viene chiusa. Oggi è un cantiere aperto al pubblico, «Abierto por obras», si visita il restauro non la chiesa, ed è un viaggio nelle stratificazioni del tempo, dai resti del villaggio originale, all’epoca romanica e gotica, fino all’età moderna e contemporanea.
Ken Follett la visitò solo dieci anni fa, quando aveva già scritto The Pillars of the Earth, ma usò l’esperienza e le nuove conoscenze per scrivere il seguito, World Without End. Con l’elmetto d’ordinanza in testa ci addentriamo nelle viscere esposte della cattedrale, camminiamo dove un tempo erano sepolti corpi, ci arrampichiamo lungo strette scale a chiocciola per emergere sopra la città, camminiamo lungo le mura esterne, rientriamo nel perimetro interno, scrutiamo le crepe, i pilastri incurvati, scuotiamo la testa alla vista dei piloni orizzontali impiantati nei fatidici anni ’60, andiamo da nord a sud, da est a ovest camminando sulle impalcature e i camminatoi. Quello che a me dà un senso di ansia è il sogno sublime di ogni restauratore, un mondo senza fine davvero. Visita virtuale qui.
Poi usciamo, salutiamo Ken Follett nella piazzetta, e scendiamo lungo il Casco Viejo. Gran parte è stato recuperato, solo alcuni palazzi restano fatiscenti. A Vitoria hanno creato un sistema di scale mobili per facilitare l’accesso alla parte alta e qui, nel cuore antico della città, non sentirete passare i camion della nettezza urbana, con il tipico fracasso, perché la raccolta è effettuata con un sistema idraulico di aspirazione e convogliamento dei sacchetti. Sono esterrefatta: niente puzza, niente rumore, niente rifiuti sparsi in giro.
Per le strade la gente si gode il giorno di festa, chi in modo più composto per le calles del centro storico, chi in modo più selvaggio e rumoroso: le cuadrillas hanno invaso il resto della città, così prima di affrontarle cedo a un incontro fatale con un santiaguito.
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