Pamplona è una, ma un tempo era trina. C’erano 3 città nella città, 3 burgos che guerreggiavano tra di loro. Per comprendere la sua storia in un fotogramma guardate per terra nella piazza del comune, salendo verso la parte più alta, finché non inciampate in una targa con una mappa che aiuta a capire la tripartizione di Pamplona, città muragliata al suo interno. A sinistra c’è il pueblo dei navarri, la popolazione autoctona, il burgo di Nabarreria, il nome che si diedero quando iniziarono ad arrivare i francesi. Nella Nabarreria viveva il vescovo con i suoi servi, gli agricoltori che coltivavano i campi vicini al fiume Arga. Era una città romana e aveva la sua cattedrale.
I francesi si installano fuori di questa città, al lato del cammino di Santiago, nell’area in basso a destra nella mappa, e creano il borgo di San Cernin. Sono commercianti richiamati dalla possibilità di affari grazie ai pellegrini e sono liberi cittadini. Essendo francesi, pagano le imposte non al vescovo ma al re. Il vescovo capisce che il re ha fatto un buon affare, così decide di fondare un’altra città e costruisce la Poblacion de San Nicolas, il borgo di San Nicola, e anche lui dà privilegi ai nuovi immigrati francesi, perlopiù artigiani. A Pamplona si crea una situazione paradossale: due città sono del vescovo e una è del re, ma le due città straniere hanno più privilegi e diritti di quella navarra. Inevitabile che la convivenza non fosse pacifica. Anche i conflitti tra vescovo e re si trasformano in guerre fra i tre burgos.
Pamplona è un polvorìn, una polveriera, dalla fine dell’XI secolo fino all’8 settembre 1423, quando il Re di Navarra Carlo III stipula un accordo con il vescovo e dà alla città il privilegio dell’unione, che è una rifondazione della città: si abbattono le mura interne (poi all’inizio del ‘900 verrà abbattuta anche gran parte di quelle esterne, per permettere la crescita urbana con l’ensanche) e il nuovo ayuntamiento viene costruito nel mezzo, in quello spazio vuoto che per secoli era stato la terra di nessuno.
La cosa più importante del palazzo comunale è il balcone, da cui parte il chupinazo, il razzo che dà inizio ai Sanfermines. Ma per chi ha letto The Sun also Rises, questo è innanzitutto il luogo dove Jake Barnes andava a ritirare i biglietti per la corrida che si era fatto comprare da un impiegato dell’archivio:
“Andai all’Ayuntamiento e trovai il vecchio gentiluomo che ogni anno mi compra i biglietti per le corride, aveva ricevuto il denaro che gli avevo mandato da Parigi e aveva rinnovato gli abbonamenti, così era tutto a posto. Faceva l’archivista e tutti gli archivi della città erano nel suo ufficio. Questo non c’entra niente con la storia. Ad ogni modo, il suo ufficio aveva una porta imbottita di panno verde e un portone di legno, e quando uscii lo lasciai seduto in mezzo agli archivi che coprivano tutte le pareti…”
Dal Comune, Jake Barnes va a pregare nella cattedrale:
“La prima volta che la vidi pensai che la facciata era brutta, ma adesso invece mi piaceva. Entrai. Era scuro e buio e le colonne erano altissime, e c’era gente che pregava, e odorava di incenso, e c’erano delle meravigliose finestre molto grandi. Mi inginocchiai e iniziai a pregare e pregai per tutti quelli che mi venivano in mente, Brett e Mike e Bill e Robert Cohn e per me, e per tutti i toreri, in modo distinto per quelli che mi piacevano, e raggruppando tutti gli altri, poi pregai di nuovo per me, e mentre pregavo per me mi accorsi di avere sonno, così pregai che le corride fossero belle, che fosse una buona fiesta, e che riuscissimo a pescare un po’.” (Il Sole Sorge Ancora, cap. 10)
La storia della facciata che non piaceva a Jake è curiosa: nel 1390 la chiesa romanica sprofondò per ragioni sconosciute, solo la facciata rimase in piedi, per cui Carlo III il Nobile fece costruire una nuova cattedrale gotica, mantenendo la facciata romanica, che fu abbattuta nel XVIII secolo e ricostruita neoclassica. Oggi l’interno della cattedrale è molto diverso da quello in cui pregava Jake. Il restauro della prima metà degli anni ‘90 ha restituito ai pamplonesi una chiesa sconosciuta: era molto cupa e sporca, ma la pulizia generale ha tolto l’intonaco a calce e riportato i muri a vista, svelando le pitture sul soffitto. La cosa più bella è il chiostro, un secolo più antico della cattedrale: quello romanico infatti fu distrutto nel 1276 durante la guerra di Navarra dai francesi. Nel 1280 si costruisce il chiostro gotico e cento anni dopo crolla la chiesa romanica. La Cattedrale di Pamplona è un monumento all’asincronicità.
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